Il racket, o “pizzo”, è un’attività criminale generalmente volta ad ottenere da un operatore economico il pagamento periodico di una certa somma in cambio dell’offerta di “protezione” da una serie di intimidazioni che, in realtà, è lo stesso proponente a mettere in atto. Il racket si concentra nel Sud, dove la criminalità mafiosa e camorristica condizionano storicamente la vita e la sicurezza di molti cittadini; ma negli ultimi tempi il fenomeno si è gradualmente esteso ad altre regioni del Paese.

CHI È L’ESTORSORE?
L’estorsore può essere un individuo che agisce da solo ma, in genere, è un’organizzazione criminale che si serve dell’estorsione per penetrare l’economia produttiva e legale e piegarla alle proprie attività illegali. In particolare, il “pizzo” è la più antica attività della mafia: un sicuro strumento economico per mantenere l’organizzazione e per acquisire capitali da reinvestire in altre attività criminali o nell’economia legale; il modo più efficace per esercitare il controllo sul territorio.

CHI È LA VITTIMA DEL RACKET?
Il racket è rivolto in genere ad operatori economici o a chi detiene la proprietà di un’azienda (negozio, cantiere, fabbrica) che produce reddito. Prima di giungere alla richiesta esplicita, di solito l’estorsore applica una strategia di minaccia e intimidazione che ha il fine di spaventare l’operatore economico senza tuttavia annientarlo: se lo fosse, non sarebbe più per il criminale una fonte di reddito. Infine, arriva il momento in cui l’estorsore si manifesta chiaramente per offrire “protezione” .

COME DIFENDERSI?

Pagare il “pizzo” anche una sola volta apre la strada che può condurre alla perdita della propria libertà, non solo imprenditoriale. Di fronte alla minaccia, occorre uscire dall’isolamento: ogni tentativo di estorsione va subito combattuto, segnalandolo alle associazioni antiracket, alle associazioni di categoria, ecc. e denunciandolo alle forze dell’ordine.

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Denunciare conviene?

La denuncia è la via più conveniente: oggi esiste una vasta e solida rete di sostegno, nelle istituzioni (forze dell’ordine, magistratura, enti locali, ecc.) e nella società civile (associazioni antiracket, associazioni di categoria, ecc.), che affianca chi denuncia il racket permettendogli di riprendere, o di continuare, la propria attività in piena sicurezza dopo essere stato integralmente risarcito dei danni subiti.