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Dopo la Condanna dei suoi estorsori parla Marco Montoneri che ora vive in località segreta con una nuova identità

Una nuova vita, una nuova identità.

Ricominciare tutto, in un’altra terra, lontano dalla casa, dagli affetti, dalle proprie origini. E’ la storia dei testimoni di giustizia, di quanti decidono di ribellarsi alla mafia, scegliendo di denunciare.

E’ la storia di Marco Montoneri, titolare di un autosalone a Siracusa, che nel maggio del 2013, stanco di subire ancora le estorsioni dei suoi aguzzini, uomini del clan “Bottaro-Attanasio”, decise di dire basta, rivolgendosi all’Associazione Antiracket ed Antiusura Libera Impresa ONLUS di Belpasso.

Al fianco del Presidente dell’Associazione, Rosario Cunsolo, la prima denuncia alla Procura di Catania, da qui l’indagine che portò poco dopo all’arresto degli strozzini. Per lui scattò immediato il programma di protezione: un nuovo nome, una nuova vita in un’altra località per tutti segreta. Proprio in questi giorni è arrivata la sentenza di condanna per i sette imputati. Pene pesanti per tutti.

Marco Montoneri, lo raggiungiamo telefonicamente per sapere come vive, come ha accolto la notizia della sentenza di condanna. “Sono contento che si sia arrivati alla fine di questo procedimento- dice Montoneri- e che giustizia sia stata fatta, quella giustizia che ho aspettato per tre anni. La mia soddisfazione è più che altro determinata dal fatto che queste persone, giudicate colpevoli, non potranno nuocere ad altre persone, ad altri commercianti che come me sono vessate e che non hanno trovato il coraggio di denunciare come ho fatto io.”

-Lei oggi vive in una località segreta, la sua vita è cambiata, rifarebbe quello che ha fatto?

“Quando ho conosciuto Rosario Cunsolo, che ha rappresentato la mia ancora di salvezza, sono dovuto scappare da Siracusa perchè la situazione era diventata insostenibile. Scappando non sapevo a cosa andavo incontro. E’ stato un susseguirsi di eventi. Mi sono ritrovato catapultato in un mondo nuovo, dove per motivi di sicurezza, ho cambiato generalità e vita. Non è per niente facile. Non puoi esporti, devi mantenere un profilo basso. Devi mentire ogni giorno, raccontare una storia diversa ai tuoi vicini, che non sanno. Una vita basata al momento sulla “menzogna”, ma questa è diventata la mia salvezza. Avrei preferito continuare la mia vita nella città dove vivevo. Nessuna sentenza potrà mai restituirmelo. Questa ormai è la mia vita, è stata dura, ma l’ho accettata”.

Che cosa pensa della Mafia?

Penso che la mafia va combattuta ogni giorno. Non ci sono i tempi per soffermarsi a pensare, bisogna agire. Penso ci sia troppa tolleranza da parte dei cittadini, si affronta il problema molte volte con troppa superficialità, invece, bisogna agire in maniera forte, specialmente dando dei segnali forti, cominciando dalle condanne, per passare poi alle scuole, cercando di dare ai bambini le giuste indicazioni, per capire quanto sia importante il rispetto delle regole. Ci dovrebbero essere inoltre, molte più denunce, i commercianti dovrebbero uscire allo scoperto, ammettere di pagare e di dire basta, invece hanno tutti timore e il pagare diventa pensiero comune, come se fosse la normalità, quello di dover pagare qualcuno per lavorare. Io non l’ho mai accettato e non lo accetterò mai. Io ho fatto questa scelta anche perchè ogni giorno guardo i miei bambini e sono contento e penso che mio figlio potrà essere solo orgoglioso di avere un padre così. Non riuscirei a guardare mio figlio e sentirgli dire, papà è stato un codardo. No, lo rifarei 100 volte quello che ho fatto.

La sentenza di condanna per i sette imputati che avevano messo nel mirino la concessionaria di Montoneri è stata accolta con soddisfazione dal Presidente dell’Associazione Libera Impresa (che ha sostenuto l’imprenditore in questi anni difficili), Rosario Cunsolo che afferma: andiamo avanti, il nostro lavoro non si ferma.

Dott.ssa Mary Sottile