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Il 23 marzo 2015 le quinte classi del Fermi a lezione di Legalità con l’Associazione LIBERA IMPRESA: informazione e testimonianza.

È un fenomeno che da moltissimo tempo macchia la reputazione dell’Italia e della Sicilia in particolare. E non parliamo del traffico, dell’Etna o della siccità, come recitava Johnny Stecchino, celebre protagonista dell’omonimo film di Roberto Benigni, parliamo della mafia.

Negli ultimi anni, e negli ultimi giorni, grazie alla collaborazione fra cittadini e forze dell’ordine, sono stati smembrati numerosi nuclei mafiosi, ma il fenomeno è ancora lontano dall’avere fine. C’è davvero la possibilità di estirpare la mafia? E se è così, qual è la strada che deve essere perseguita?Analizzare i fatti è doveroso, bisogna innanzitutto cercare di superare le apparenze espresse nei luoghi comuni, frutto di pregiudizi e disinformazione. Il mafioso non è il cattivo che non può che fare il male. Le realtà sociali dove si sviluppa la mentalità mafiosa sono spesso impregnate di povertà e mancanza di cultura, cui nel resto della società si corrisponde con l’indifferenza e la paura. Fin da piccoli tantiragazzi, esclusi dai loro coetanei, non si riconoscono nella comunità, nello Stato e nelle sue leggi. Emarginati e costretti o indotti, spesso, ad abbandonare gli studi, si affacciano e restano invischiati nel mondo della delinquenza, diventando un fertile terreno di coltura. L’esclusione comporta la contrapposizione, la società “normale” si fa dei nemici. Sia ben chiaro, il lavoro da fare non è semplice, perchè bisognerebbe agire sui più giovani – gli adulti infatti spesso rifiutano qualunque tipo di incontro –  perché occorrono investimenti, energia, coraggio…ma forse nel giro di qualche generazione qualche risultato potrebbe vedersi. La mafia però non è mai stata e non è solo questo. Si potrebbe infatti dire: gli uomini non sono cattivi, sono le circostanze a renderli tali, agiamo nell’ottica dell’inclusione, rimuoviamo gli ostacoli, come dice la Costituzione, e il gioco è fatto. Ma così non è, anche se oggi i mezzi, ricchezza e conoscenza, ci sarebbero. Il mafioso è anche l’uomo dal colletto bianco che gestisce appalti e smista tangenti. L’essere umano non si smentisce mai, dove c’è potere c’è sempre chi vuole approfittarne. Qui l’inclusione non basta, serve qualcosa di più forte e che ai giorni nostri ha perso ogni significato e forza: il rispetto. E non c’è legge o religione che possa ovviare a questa assenza, perché la nuova mafia della corruzione va combattuta insieme, ma tutti i dispositivi saranno inefficaci senza il rispetto profondo verso il prossimo. Questo forse potrà portarci oltre la paura e l’omertà da una parte e la sopraffazione dall’altra. Siamo ancora lontani dal raggiungere questo obiettivo? Se agissimo tutti insieme, dotati di quell’”attributo”, il rispetto, vivremmo sicuramente in un Mondo migliore. Sono la conoscenza e il rispetto che potranno salvare la nostra regione. Ecco, l’incontro nelle scuole con LIBERA IMPRESApenso che vada in questa direzione.

Luigi Peci