CIMG0446    Venerdì 14 Febbraio 2014

C’è chi pone l’interrogativo diretto che svela l’impellenza di vedere risultati immediati e tangibili: «Cosa state facendo, al di là della presenza dei carabinieri sul territorio, dopo i due omicidi? », in riferimento agli agguati di Agatino Bivona e Nicola Gioco

C’è chi pone l’interrogativo diretto che svela l’impellenza di vedere risultati immediati e tangibili: «Cosa state facendo, al di là della presenza dei carabinieri sul territorio, dopo i due omicidi? », in riferimento agli agguati di Agatino Bivona e Nicola Gioco.
C’è chi fa trasparire un velo di pessimismo, seppure misto ad un diffuso luogo comune: «A che serve denunciare, se poi i delinquenti ce li ritroviamo fuori dal carcere dopo due mesi? ». E poi, c’è chi cerca una via da seguire: «Cosa possiamo fare noi per vincere la paura ed evitare rischi? ».
I quasi 100 studenti delle scuole superiori di Biancavilla, che ieri sono intervenuti al teatro «La Fenice» per l’incontro sulla legalità promosso dall’associazione «Libera Impresa» di Belpasso e dal Comune di Biancavilla, attendono risposte chiare.
Pasquale Pacifico, magistrato della Direzione distrettuale antimafia di Catania, prova a darne qualcuna: «Nessuno vi chiede di essere eroi, ma bisogna avere la consapevolezza che la mafia si sconfigge con i piccoli gesti di coraggio quotidiano. Il coraggio di fare dei sacrifici, che è una malattia contagiosa perché si estende facilmente e voi potete e dovete contribuire a diffondere».
Agli studenti, non a caso, è stata portata la lettera di un imprenditore vessato dagli strozzini, poi affidatosi alla magistratura. «Abbiamo dimostrato – ha sottolineato Rosario Cunsolo, presidente di “Libera Impresa” – che denunciando si reprime l’organizzazione mafiosa e che il territorio ne trae beneficio in termini di sviluppo economico e di convivenza civile».
Ecco perché, come fatto a Biancavilla, l’associazione promuove il progetto «Ora di legalità», con la presenza delle forze dell’ordine (rappresentati ieri dal tenente Martino Della Corte della compagnia dei carabinieri e dal maresciallo Giuseppe D’Urso della Guardia di Finanza di Paternò). Un progetto a cui ha aderito l’Amministrazione comunale.
«La mafia si alimenta di paura e omertà – ha ricordato il sindaco Giuseppe Glorioso – due atteggiamenti che vanno combattuti, rispettando le regole per stare dalla parte della legalità».
Vittorio Fiorenza

14/02/2014

Articolo estrapolato dal quotidiano
“LA SICILIA” Catania