L’inchiesta avviata dopo le rivelazioni di un testimone di giustizia.

CATANIA – È diventato testimone di giustizia seguendo la scelta del fratello. E le sue rivelazioni hanno permesso di far scattare le manette agli estortori che avevano messo il cappio al collo ai giovani imprenditori di pompe funebri dI Biancavilla. Si chiude con tre condanne il processo ordinario scaturito dall’inchiesta Reset scattata alcuni mesi dopo il blitz Onda d’Urto. Due indagini collegate che hanno inflitto un duro colpo alla mafia di Biancavilla. I giudici hanno condannato Angelo Girasole, Alberto Gravagna e Alfio Petralia. Le pene comminate sono state meno severe di quelle che il pm aveva chiesto al termine della requisitoria sul sistema di estorsioni che ruota attorno ai funerali e al fenomeno del caro estinto.

La SENTENZA. La seconda sezione penale del Tribunale di Catania, composto dal presidente Roberto Camilleri e i giudici Carla Valenti e Ottavio Grasso, ha condannato ad Angelo Girasole e Alberto Gravagna alla pena di 8 anni di reclusione 30 mila euro di muta. Alfio Petralia, invece, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione e 2000 euro di multa. Quest’ultimo è stato assolto da uno dei fatti contestati perché il fatto non sussiste. I tre imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni patrimoniali e non patrimoniali provocati alle parti civili costituite. E precisamente il testimone di giustizia Giuseppe Arena, l’Associazione Libera Impresa e il Comune di Biancavilla. Stabilita una provvisionale per ciascuna di 5 mila euro.

Le REAZIONI. Le motivazioni saranno depositate tra novanta giorni. Motivazioni importanti per i tre difensori, l’avvocato Salvatore Liotta, Carmelo Terranova e Francesco Messina per valutare l’impugnazione della sentenza. Particolarmente interessato a leggere le valutazioni dei giudici è l’avvocato Messina, difensore di Petralia, che parla di una presunta omissione emersa nel corso del dibattimento. “Sono soddisfatto per l’assoluzione del capo c e cioè dal reato dell’illecita concorrenza, mentre mi mette molta curiosità, e attendo le motivazioni, la sentenza sull’estorsione perché con il riconoscimento delle generiche al mio assistito la pena inflitta dal Tribunale è al di sotto della pena richiesta dal pm che era di 13 anni. La mia curiosità è quella di capire cosa la sentenza può rilevare sotto il profilo omissivo da parte di alcuni pubblici ufficiali che hanno compiuto le indagini di questo procedimento. Nel corso del processo – argomenta il legale – se è vera la versione della persona offesa vi sarebbe un’omissione gravissima che allo stato dei fatti non è stata approfondita nemmeno dalla Procura della Repubblica

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Fonte Live Sicilia

Sabato 10 Novembre 2018